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Incastonato tra India e sud-est asiatico, su una superficie pari alla metà della penisola italiana, situato sul delta dei grandi fiumi Gange, Brahmaputra e Meghna, il Bangladesh è piccolo ma abitato da ben 160 milioni di persone. Soggetto a precipitazioni abbondanti e a inondazioni endemiche, su un territorio pianeggiante ed alluvionale, il paese dall’indipendenza del 1971 in poi si è concentrato sulla creazione di lavoro, la sfida principale posta dalla sua difficile condizione. Con un’economia in massima parte dipendente dall’agricoltura, e un livello di istruzione che al tempo era minimo, uno degli strumenti individuati per generare reddito fu l’artigianato, ipotesi immediatamente praticabile data l’incoraggiante manualità della popolazione e l’abbondanza di materie prime naturali disponibili localmente.
Il movimento internazionale del Fair Trade, in particolare, fu lesto ad offrire formazione creando salari ed occupazione nel settore, spesse volte agganciando al lavoro programmi sociali. Target per queste iniziative divennero le donne che, fino a ieri escluse dalla vita pubblica, con un lavoro ed un reddito poterono finalmente ritagliarsi un ruolo in famiglia e nella società, superando le pastoie del tradizionalismo. Questo libro fa il punto su 50 anni di strategie generatrici di reddito promosse tramite l’artigianato bangladeshi, realizzato con juta, terracotta, fibre acquatiche, o materiali di riciclo. Ed esplora con foto e interviste i programmi, spesso innovativi, che ne sono derivati, utilizzando il risparmio sociale per diversificare, tramite il microcredito, le altrimenti stentate economie delle artigiane.
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